SASSO DI S.ZANOBI


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(Il Sasso di San Zanobi - Caburaccia)

 

Il Sasso di San Zanobi (o Zenobi o Zenobio) è una suggestiva formazione rocciosa  ofiolitica, “pietra di serpente”, dalle striature verdastre e violacee, che affiora solitaria dal circostante terreno cretaceo e gessoso e domina la vallata del torrente Diaterna dal crinale a monte della frazione di Caburaccia.

Deve il suo nome ad una antica leggenda popolare che si è tramandata oralmente per generazioni, di cui esistono versioni leggermente diverse.

Nel 2008 il Sasso è stato lo scenario per l’allestimento teatrale “Prometeo incatenato” della compagnia Archivio Zeta: “suggestiva parete di roccia preistorica che si staglia nel paesaggio superbo dell’Appennino tosco emiliano”

La festa di San Zanobi al Sasso di San Zanobi si celebra la prima domenica di luglio.

San Zanobi (417-429) fu vescovo di Firenze ed è patrono principale dell'arcidiocesi fiorentina. Secondo la leggenda si era recato sull’Appennino per convertire le popolazioni locali, adoratrici di Giove, Marte e delle divinità silvestri. Il diavolo, vedendo ridursi di giorno in giorno quello che era stato fino ad allora il suo incontrastato dominio, montò su tutte le furie propose a san Zanobi un patto: chi avesse trasportato il più grosso macigno sarebbe stato il vincitore e avrebbe preso tutte le anime della vallata. San Zanobi si affidò a Dio e accettò la sfida. San Zanobi afferrò con disinvoltura un grandissimo masso e lo portò in vetta alla montagna senza fare il minimo sforzo, quasi si trattasse di un sassolino, posandolo nel luogo dove oggi si trova.  Il demonio raccolse anche lui un macigno enorme, ma  per non morirci sotto, dovette buttarlo giù, e lo buttò giù con tanta rabbia per quella brutta figura che lo fracassò tutto, sparendo poi tra fiamme di fuoco. Le fiamme fecero diventar rosse tutte quelle pietre d'intorno e così sono ancora (trattasi del "Sasso della Mantesca", situato nella vicina Valle del Sillaro).

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Lo scrittore Tito Casini, che racconta la leggenda ne “La vigilia dello sposo” del 1944, aggiunge un particolare: “… E dicono anche che un'altra cosa originale successe. Arrivati su quella montagna, i piedi di quella povera gente sanguinavano forte. Quelle parti sono coperte d'una certa pianta che chiamano bilumaca. Non so che nome sia questo, ma so che è piena di spine e di punte acute come aghi d'acciaio e a camminarci sopra è un tormento; per via di quelle spine, né pecore né capre né altra bestia le mangia.

Quei piedi sanguinosi fecero compassione al santo. Egli benedisse quelle piante, e tolse loro quelle spine crudeli. Le spine sparirono e non ci sono più ritornate. Andate a vedere: le bilumache dei sasso di San Zanobi sono di speciale bontà e non bucano. “

Per saperne di più:

Giorgio Batini, Toscana tra storie e leggende, Firenze, Bonechi, 1989

Tito Casini, La vigilia dello sposo, Firenze, L.E.F., 1944

Gaspero Righini, Mugello e Val di Sieve, note e memorie storico-artistico-letterarie, Firenze, Tipografia Pierazzi, 1956

PierCarlo Tagliaferri, La vallata del Diaterna,  Angelini Editore, Imola, 2008

 

Immagini del Sasso di San Zanobi