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Si trova lungo la strada provinciale che da Firenzuola conduce a Piancaldoli, attraverso le Collinelle del Peglio, alla sinistra d’una delle tre diramazioni del Diaterna. La più antica documentazione della chiesa parrocchiale risale al 1337. L’attuale è piuttosto recente e venne costruita in luogo diverso dalla precedente, in seguito a quanto accaduto l’anno 1838. Il fatto viene tratto dal Chronicon della parrocchia: - Il primo giorno di quaresima del 1838 un sarto di Castelvecchio veniva di buon mattino al villaggio per lavoro. Quando fu vicino alle case si avvide che la fontana solita non dava più acqua e che grandi crepacci si andavano formando nel terreno. Allora a gran voce chiamò gli abitanti a svegliarsi ed a fuggire di casa, perché qualche cosa di strano gli sembrava pur succedere in quella località. Si alzarono tutti sonnacchiosi e confusi (forse anche perché il giorno avanti era l’ultimo di carnevale); ed intanto s’incominciava a veder lume assai bene, e cioè che tutta quella zona era in un lento movimento con uno scricchiolio tutto all’intorno per la rottura delle radici di piante e della frattura di sassi. Poi sempre più si sentiva un sordo rumore dappertutto che faceva prevedere davvero non esservi più tempo da perdere. Tutti si misero febbrilmente al lavoro per allontanare il bestiame, per levare dalle case tutto ciò che premeva di più mettere in salvo, facendo cumuli di masserizie là dalla parte di ponente nel campo detto delle "campane", perché ivi portarono poi anche le campane della chiesa raccolte al suolo. Però avanti di levare le campane aspettarono fino a sera, perché quel pantano scorrevole con assai calma passasse sopra alle case ed alla chiesa e spingesse così a terra dalla parte di ponente con la sua forza il campanile a ventola con due campane. Indi, con dei manati, andatili a prendere dai vincigli, fecero una strada, ricoperta di quei fasci, quasi sicura, sopra quella malta rovinosa e così poterono trasportare, senza piantarsi, dette campane in salvo. Si dice però che fossero tutte spezzate da dovere in seguito mandare quel bronzo a Fonderia…per fondere due nuove campane e quattro candelieri. Le campane e quattro candelieri ce l’abbiamo ancora… La nuova ed attuale chiesa, dedicata a S. Maria, con campanile e canonica si cominciò quasi subito a fabbricare per volontà del Granduca Leopoldo II, che elargì pietosamente in vista al grave disastro 25.000 lire… Nel davanzale di una finestra della canonica un lodabile quanto onesto scalpellino incise malamente, ma come meglio poteva, per ricordo ai nipoti, queste lettere: "T.F.F. L’A. 1841 DA S.A.I. e R.L. II", cioè "Tutto Fu Fatto l’Anno 1841 DA S.A.E. e I. LEOPOLDO II". Popolavano Caburaccia e Culcedra, nel 1551, ben 315 abitanti; mentre nel 1745 e nel 1833 le anime furono 167. Fra gli oggetti di valore esistenti nella chiesa sono degni di menzione i seguenti: un calice di rame dorato, sbalzato e smaltato di manifattura toscana del XV-XVI sec.; una pisside in bronzo dorato, sbalzato e smaltato di manifattura toscana del XV-XVI sec.; una pisside in bronzo dorato, inciso e sbalzato, di manifattura toscana, del 1600; una piccola campana del 1344, proveniente dalla chiesa di S. Niccolò a Culcedra e che ora si trova nel campanile a vela di Calcinaia. (da Firenzuola e il suo territorio)
Immagini di Caburaccia
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